lunedì 14 dicembre 2009

Ieri, oggi e domani


Ieri, oggi e domani


Ieri, oggi, domani è un film del 1963, diretto da Vittorio De Sica, vincitore dell'Oscar al miglior film straniero nel 1965.
Il film è articolato in 3 episodi, ambientati in 3 grandi città italiane (
Napoli, Roma e Milano) tutti interpretati dalla coppia Sophia Loren - Marcello Mastroianni, diretti dal maestro Vittorio De Sica, su soggetti scritti da tre grandi autori della cultura italiana.
Il primo episodio, intitolato Adelina è stato scritto da
Eduardo De Filippo. La vicenda, realmente accaduta, ambientata a Napoli nel quartiere di Forcella, è quella di una venditrice abusiva di sigarette, Adelina Sbaratti nel film, che, per non essere arrestata, ricorre ad una lunga serie di maternità. Il carcere sarà evitato fino a quando il marito Carmine non cederà sessualmente a tutta questa lunga serie di maternità. L'ispirazione nasce dalla storia vera della contrabbandiera napoletana Concetta Muccardi, che per non andare in carcere rimase incinta 19 volte, 7 delle quali finita con la nascita di figli. Continuò il suo "mestiere" di venditrice di sigarette di contrabbando fino alla morte, avvenuta il 21 novembre del 2001 all'età di 78 anni.
Il secondo episodio, intitolato Anna è stato scritto da
Alberto Moravia ed è espressione cinematografica, in chiave sarcastica, di quella spietata critica alla società borghese italiana che è uno degli elementi caratterizzanti dell'opera dello scrittore romano. Narra di una ricca signora milanese che intrattiene una tresca amorosa con un uomo di modeste condizioni, quasi per cercare un'evasione dal suo arido mondo. Basterà, però, un banale incidente perché la reazione di Anna riveli il vero valore di questo rapporto pseudo-amoroso.
Il terzo episodio, intitolato Mara , è stato scritto da
Cesare Zavattini e ci propone una splendida squillo che abita a Roma accanto alla terrazza di un seminarista che si invaghisce di lei. Mara sta al gioco ma si accorge di aver fatto un errore quando il seminarista minaccerà di abbandonare gli studi per provare fino in fondo le gioie della vita secolare. L'episodio è reso celebre dalla scena cult dello spogliarello di Mara (Sophia Loren), accompagnato dalle note di Abat-jour (Salomé), sotto gli occhi di un famelico Mastroianni, nei panni di un cliente bolognese. La indimenticabile scena sarà riproposta in Prêt-à-Porter di Robert Altman trent'anni dopo, in chiave ironica, da una Loren sempre affascinante e da un Mastroianni che stavolta finisce per addormentarsi. Lo stesso, altrettanto celeberrimo, spogliarello di Kim Basinger in 9 settimane e ½ ha ben più di un punto di contatto con questa scena.

LINK UTILI

http://www.youtube.com/watch?v=WJfJED8LxkY&feature=related

http://www.archivio.raiuno.rai.it/schede/9000/900015.htm

http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=11612

http://www.filmscoop.it/film_al_cinema/ierioggiedomani.asp

domenica 15 novembre 2009

Rugby


Intervista ad Alessandro Troncon
Come diventare campioni di rugby

Un ex mediano di mischia molto conosciuto anche a livello internazionale attualmente assistente allenatore del nuovo C.T. della Nazionale italiana Nick Mallet. Nato nel 1973 a Treviso ha avuto una bellissima carriera: dopo aver giocato nella Benetton Treviso, si trasferisce in Francia per giocare con il Clermont-Auvergne dove, nel corso della Coppa del Mondo di Rugby del 2007, raggiunge il tetto di 100 incontri internazionali entrando così in un gruppo ristretto di giocatori tra i quali George Gregan e Jason Leonard. Un grande giocatore, un uomo forte e appassionato del rugby ma anche una persona sensibile che ha voluto prestare la propria immagine in difesa dei bambini meno fortunati: Alessandro Troncon!

Com’è avvenuto il tuo avvicinamento al rugby?In precedenza praticavi altri sport?
Ho cominciato a cinque anni e mezzo perché mio padre giocava a rugby e, andando a vedere le sue partite il sabato e la domenica, ho voluto iniziare a praticare questo tipo di sport dal quale poi non mi sono più allontanato.
Esistono delle caratteristiche fisiche particolari per praticare con successo questo tipo di sport?

Il rugby è uno sport molto bello perché va bene per tutti ed è adatto a tutti i tipi di fisici. Diventare un rugbista ad alto livello, però, non è semplice ma la cosa più importante fin dall’inizio, secondo me, è giocare a rugby perché è uno sport educativo, divertente e di aggregazione che trasmette dei valori forti. Iniziare a praticare una particolare disciplina sportiva pensando già al successo e alla carriera non è l’approccio giusto!
Quando hai capito di avere talento?
A me è sempre piaciuto giocare a rugby e l’ho sempre fatto con il massimo impegno. Di conseguenza tutte le cose sono venute un po’ alla volta senza averle cercate per forza ma sempre dando importanza prima di tutto al piacere che provavo nel praticare questo tipo di sport e con l’impegno giusto. Potevo anche avere delle particolari doti ma, prima di tutto il divertimento, mi ha aiutato molto.
Sei stato uno dei più forti mediani di mischia del rugby italiano. Vuoi spiegarci tecnicamente di cosa si tratta?
Il mio ruolo era quello di regista e, in termini cestistici, di "play maker" di apertura, insieme al mediano, di una squadra di rugby. Gestivo il ruolo degli avanzi della mischia e organizzavo, durante una partita, i giocatori stessi all’interno del campo. E’ un ruolo molto importante da “leader” perché gestisce, a livello tecnico e tattico, l’andamento di una partita.
Lo sport significa disciplina e responsabilità, crescita individuale, disponibilità al sacrificio e solidarietà, raggiungimento degli obiettivi. Spesso lo si definisce una vera e propria scuola di vita. Per te è stato così?
Si, assolutamente. Lo sport deve essere considerato una scuola di vita perché è un momento di aggregazione e ti insegna a convivere con altre persone. In più lo sport, come la vita stessa, ha precise regole da cui non si può prescindere e che vanno rispettate, come anche va portato riguardo alle figure che stanno al di sopra di te come, per esempio, al tuo allenatore.
In ogni caso lo sport, alla base, deve essere divertimento e piacere!
Sei anche impegnato in attività sociali: fai parte del gruppo di atleti azzurri testimonial del ramo italiano dell’associazione di volontariato SOS Villaggi dei Bambini ONLUS, che si occupa del sostegno all’infanzia disagiata. Vuoi spiegarci meglio in che cosa consiste tale attività?

E’ un’attività importante che consiste nell’offrire la mia immagine a varie associazioni benefiche. Sono testimonial non solo di SOS Villaggi dei Bambini ma anche di INTERVITA, una Onlus che si occupa dello sfruttamento sessuale dei minorenni.
La tua carriera sportiva è stata costellata di successi e particolarmente longeva. Quanto può durare in media la carriera di un rugbista?
La carriera di un rugbista dura in media 12 o 16 anni. La longevità di una carriera dipende anche dal ruolo stesso di un rugbista. Con il passare del tempo e con l’evoluzione di questo sport la carriera dura meno perché il rugby ad alto livello è diventato uno sport piuttosto logorante e in media adesso la carriera penso che possa durare 10/12 anni.
Terminata l’attività agonistica, dal 2008 sei l’assistente allenatore del nuovo C.T. della Nazionale italiana, il sudafricano Nick Mallett. Cosa significa passare “dall’altra parte”?

Ci sono sicuramente dei cambiamenti radicali perché vivi questo sport in maniera diversa. Sei molto più analitico, più riflessivo e meno istintivo ed emotivo. E’ cambiata la mia funzione e anche il rapporto con gli stessi giocatori con i quali avevo vissuto anche dei momenti forti: da loro compagno, infatti, sono diventato il loro allenatore. All’inizio è stato un po’ difficile ma adesso sicuramente ho preso l’abitudine e devo dire anche che mi piace.
Ti piaci, quindi, più allenatore o più giocatore?
Sicuramente giocatore perché il rugby, come tutti gli sport, va giocato. Però, secondo me, ad un certo punto un buon giocatore deve rendersi conto che è ora di smettere perché tutte le cose hanno un inizio e una fine. La forza di un giocatore sta proprio nel riconoscere che probabilmente è arrivata la sua fine dal punto di vista agonistico. Io, in questo senso, sono stato fortunato! Sicuramente mi dispiace non giocare più ma è ora che giochino altri rugbisti. Sono molto contento di essere diventato allenatore anche se praticare uno sport è una cosa unica!
A che età un bambino può iniziare con i corsi di minirugby? Quali sono le difficoltà iniziali?

Difficoltà particolari non ce ne sono. Ci sono, più che altro, difficoltà logistiche perché non in tutta Italia ci sono posti dove poter avvicinarsi a questo sport anche se in realtà il rugby, negli ultimi anni, è cresciuto a livello esponenziale perché c’è stato un avvicinamento molto importante a questa disciplina. Altre difficoltà non ce ne sono in realtà perché il rugby è uno sport adatto a tutti, bambini e ragazzi.
Per quanto riguarda l’età, non ci sono veri vincoli in questo senso: io ho iniziato a cinque anni e mezzo e so che ci sono diverse categorie (under 7, under 9, under 11). Il minirugby è sicuramente uno stare insieme, un divertimento e un passarsi la palla più che una vera disciplina: un divertimento, quindi, adatto a tutti i bambini e inizialmente anche alle bambine. Quindi già dai 6 anni tutti i bambini possono avvicinarsi a questa disciplina!
Da grande campione quale sei stato, che consiglio daresti ai bambini che hanno scelto di praticare il rugby e che vorrebbero, un giorno, poter eguagliare i tuoi successi? A tutti i bambini che vorrebbero fare i rugbisti come me io consiglio di praticare questo sport in maniera naturale e con passione come si fanno tutte le cose che ci piacciono. All’inizio non si può sicuramente prevedere di diventare giocatori affermati e, quindi, bisogna praticare il rugby per divertimento e per passione. Poi, se le cose devono arrivare, arrivano. Giocare a rugby si fa per puro piacere, come tutti gli sport!



LINK UTILI:






lunedì 12 ottobre 2009

Dante Alighieri a fumetti

Canto VII dell'inferno. Versione a fumetti della Divina Commedia di Marcello Toninelli.

Link d'interesse:



APPUNTI SUL BRANO

La Divina Commedia è un poema di Dante Alighieri composto nel 1300, scritto in terzine di versi, in lingua volgare toscana. È una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale e una delle più grandi opere della letteratura universale, conosciuta e studiata in tutto il mondo. Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali è composta da 33 canti. Ogni canto va da 115 a 160 versi, quindi l’intera opera conta più di 14.000 versi (è più lunga di opere quali l’Eneide di Virgilio e l’Odissea di Omero). Il poeta narra di un viaggio attraverso i tre regni ultraterreni, accompagnato nei primi due dal grande poeta Virgilio e nell’ultimo da Beatrice, la donna amata da Dante e morta molto giovane. L’italiano di Dante è complesso, ma la difficoltà della lettura della Divina Commedia sta soprattutto nel riferimento continuo a fatti e personaggi del Trecento, alla mitlogia, filosofia, letteratura classica, alla Bibbia e alla teologia cristiana.
L’Inferno è la prima delle tre cantiche, le successive sono il Purgatorio e il Paradiso. L’ordinamento delle pena nell’Inferno prefigura una gerarchia del male basata sull’uso della ragione. I peccatori più "vicini" a Dio e alla luce, posti cioè nei primi più vasti gironi, sono gli incontinenti, quelli cioè che hanno fatto il minor uso della ragione nel peccare. Seguono i violenti, che a loro volta sono stati accecati dalla passione, sebbene a un livello di intelligenza maggiore dei primi. Gli ultimi sono i fraudolenti e i traditori, che hanno invece sapientemente voluto e realizzato il male (vedi gli schemi sull’inferno presentati in classe). Tutti i peccatori hanno una caratteristica comune: percepiscono la lontananza da Dio come la pena maggiore.

IL FUMETTO
Il fumetto analizzato in classe presenta il Canto VII della Divina Commedia, più precisamente l’arrivo di Dante e Virgilio nel quarto cerchio, dove sono puniti gli avari e i prodighi. L’idea di presentare la Divina Commedia a fumetti è di Marcello Toninelli, che esordisce nel 1969 proprio pubblicando una rivisitazione, in chiave umoristica e moderna, del grande capolavoro dantesco sulla rivista Off Side.
Per un più facile commento, possiamo dividere il testo studiato in due parti: nella prima parte, che corrisponde alle prime due strisce del fumetto, Dante e Virgilio arrivano nel quarto cerchio e si rivolgono a Pluto (demone custode del cerchio e dio della ricchezza) per potervi accedere. Una volta dentro Virgilio presenta a Dante i peccatori di questo cerchio, gli avari e i prodighi, e la loro punizione, secondo il criterio della legge del contrappasso. Infatti gli avari e i prodighi sono costretti a spingere per l’eternità pesanti macigni, il cui peso è direttamente proporzionale alle ricchezze accumulate in vita. I peccatori spingono i macigni fino al momento in cui si scontrano (perché girono in senso opposto) e allora cominciano a insultarsi a vicenda per ricordarsi per sempre il peccato di cui sono stati colpevoli in vita (poi ripartono in senso opposto fino a che non si scontrano nuovamente e così per l’eternità). In queste prime due strisce del fumetto, l’effetto comico è garantito dalla figura di Virgilio (ex. viene picchiato da Pluto quando cerca di entrare nel cerchio).
Nelle ultime due strisce del fumetto i personaggi diventano quattro perché, oltre a Dante e Virgilio, appaiono anche due dannati, un avaro e un prodigo, intenti ad insultarsi dopo essersi scontrati con i loro rispettivi massi. Si tratta della parte più comica del fumetto, non solo per la scelta che l’autore fà degli insulti che i due dannati si scambiano, ma anche per l’idea, molto originale e riuscita, di far sì che Virgilio venga schiacciato tra i macigni.
Per concludere possiamo dire che l’autore del fumetto è rimasto abbastanza fedele al testo originale di partenza, ma ha apportato alcune modifiche necessarie per poter dare un effetto comico ed ironico al brano e per poter adattare i versi al fumetto. Nello specifico, possiamo affermare che condensa l’aspetto comico del testo nella figura di Virgilio (viene picchiato da Pluto e rimane schiacciato dai sassi) e soprattutto nell’uso della lingua. Ritroviamo infatti una serie di espressioni ironiche che mirano volutamente a far rider il lettore (per esempio guarda dove metti i massi, guidatore della domenica, etc. etc.), oltre ad una serie di espressioni moderne (come per esempio avere le mani bucate). Dal punto di vista della lingua, inoltre, possiamo notare anche un particolare e attentissimo uso della punteggiatura, soprattuto delle esclamazioni (tipiche del fumetto) e un diffuso uso delle onomatopee che contribuiscono a rafforzare l’effetto comico in quanto suggeriscono i rumori prodotti dagli avvenimenti (anche le onomatopee sono tipiche del genere del fumetto e normalmente vengono presentate con un carattere diverso da quello dei baloon).
Se teniamo presente che la Divina Commedia è stata scritta in volgare toscano del 1300, ci possiamo rendere conto ancora di più del grande lavoro di rivisitazione e riscrittura operato dal Toninelli.

domenica 20 settembre 2009

Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore

Italo Calvino








[ Informazioni sul libro ] Calvino, Italo: Se una notte d’inverno un viaggiatore. (lingua: italiano) Edizione Arnoldo Mondadori Editore SpA, 2002 . ISBN: 88-04-48200-1.


Il brano selezionato (pp.3-7)
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo piú forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.
Prendi la posizione piú comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull'amaca, se hai un'amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giú, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Una volta si leggeva in piedi, di fronte a un leggio. Si era abituati a stare fermi in piedi. Ci si riposava cosí quando si era stanchi d'andare a cavallo. A cavallo nessuno ha mai pensato di leggere; eppure ora l'idea di leggere stando in arcioni, il libro posato sulla criniera del cavallo, magari appeso alle orecchie del cavallo con un finimento speciale, ti sembra attraente. Coi piedi nelle staffe si dovrebbe stare molto comodi per leggere; tenere i piedi sollevati è la prima condizione per godere della lettura.
Bene cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi sul cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul pianoforte, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra.
Regola la luce in modo che non ti stanchi la vista. Fallo adesso, perché appena sarai sprofondato nella lettura non ci sarà più verso di smuoverti. Fa’ in modo che la pagina non resti in ombra, un addensarsi di lettere nere su sfondo grigio, uniformi come un branco di topi; ma sta’ attento che non le batta addosso una luce troppo forte e non si rifletta sul bianco crudele della carta rosicchiando le ombre dei caratteri come in un mezzogiorno del Sud. Cerca di prevedere ora tutto ciò che può evitarti di interrompere la lettura. Le sigarette a portata di mano, se fumi, il portacenere. Che c’è ancora? Devi fare pipì? Bene, saprai tu.
Non che ti aspetti qualcosa di particolare da questo libro in particolare. Se uno che per principio non s’aspetta più niente da niente. Ci sono tanti, più giovani di te o meno giovani, che vivono in attesa di esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti, da quello che il domani tiene serbo. Tu no. Tu sai che il meglio che si può aspettare è di evitare il peggio. Questa è la conclusione a cui sei arrivato, nella vita personale come nelle questioni generali e addirittura mondiali. E con i libri? Ecco, proprio perché lo hai escluso in ogni altro campo, credi che sia giusto concederti ancora questo piacere giovanile dell’aspettativa in un settore ben circoscritto come quello dei libri, dove può andarti male o andarti bene, ma il rischio della delusione non è grave.
Dunque, hai visto su un giornale che è uscito Se una notte d'inverno un viaggiatore, nuovo libro di Italo Calvino, che non ne pubblicava da vari anni. Sei passato in libreria e hai comprato il volume. Hai fatto bene.
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento dei Libri Che Non Hai Letto che ti guardavano accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d'intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s'estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D'Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D'Essere Stato Scritto. E cosí superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Piú Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi assalti, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza
i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere,
i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli,
i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento,
i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza,
i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate,
i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale,
i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile.
Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D'Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.
Ti liberi con rapidi zig zag e penetri d'un balzo nella cittadella delle Novità Il Cui Autore O Argomento Ti Attrae. Anche all'interno di questa roccaforte puoi praticare delle brecce tra le schiere dei difensori dividendole in Novità D'Autori O Argomenti Non Nuovi (per te o in assoluto) e Novità D'Autori O Argomenti Completamente Sconosciuti (almeno a te) e definire l'attrattiva che esse esercitano su di te in base ai tuoi desideri e bisogni di nuovo e di non nuovo (del nuovo che cerchi nel non nuovo e del non nuovo che cerchi nel nuovo).
Tutto questo per dire che, percorsi rapidamente con lo sguardo i titoli dei volumi esposti nella libreria, hai diretto i tuoi passi verso una pila di Se una notte d'inverno un viaggiatore freschi di stampa, ne hai afferrato una copia e l'hai portata alla cassa perché venisse stabilito il tuo diritto di proprietà su di essa.
Hai gettato ancora un’occhiata smarrita ai libri intorno (o meglio: erano i libri che ti guardavano con l’aria smarrita dei cani che dalle gabbie del canile municipale vedono un loro ex-compagno allontanarsi al guinzaglio del padrone venuto a riscattarlo), e sei uscito.


Il sito italiano su Italo Calvino
http://italocalvino.it/f
Informazioni su Italo Calvino da wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Calvino
Commenti dell'opera Se una notte d'inverno un viaggiatore
  1. http://www.lascrivania.com/index.php?option=com_content&task=view&id=38&Itemid=61

Intervista a Italo Calvino

APPUNTI SUL LIBRO
Se una notte d’inverno un viaggiatore è un romanzo di Italo Calvino, pubblicato nel 1979 dopo sei anni di silenzio letterario. Calvino definisce questo romanzo, durante un’intervista presso l’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, come “un romanzo sul piacere di leggere romanzi, protagonista è il Lettore che per 10 volte comincia a leggere un libro che per vicessitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dunque dovuto scrivere l’inizio di 10 romanzi d’autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro”. Se una notte d’inverno un viaggiatore ha la struttura di un metaromanzo, dove all’interno della storia principale s’inseriscono altre storie, pressoché slegate dal contesto generale. Il romanzo è composto da 22 capitoli, 12 numerati e 10 con titoli, corrispondenti ai romanzi inseriti nel libro. I 10 titoli letti insieme formano a loro volta l’incipit di un nuovo romanzo. I capitoli sono inseriti all’interno di una cornice in cui si narra la storia del Lettore e della Lettrice (chiamata Ludmilla), una vicenda tradizionale in cui non manca il lieto fine. Apprestatosi a leggere un nuovo libro, Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, il Lettore s’accorge dopo poche pagine che la storia s’interrompe per un errore d’impaginazione del volume. Si reca pertanto in libreria per reclamare e lì incontra la Lettrice Ludmilla che ha lo stesso problema. A entrambi viene fornita una nuova copia del testo e così i due protagonisti ne cominciano la lettura insieme, ma essendo anch’esso incompleto vanno alla ricerca del finale, imbattendosi in un terzo libro del tutto differente. La ricerca della conclusione li porta sempre alla scoperta di libri nuovi ma incompleti. In quest’avventura letteraria i due s’innamorano e si sposano.

APPUNTI SUL BRANO
Il brano selezionato corrisponde all’inizio del romanzo, al primo capitolo, ed è composto da due parti: nella prima parte (fino alla parola grave pag.5) Calvino si rivolge direttamente al Lettore (a cui dà del tu) dandogli alcuni consigli su come affrontare la lettura del romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Qual è la posizione ideale per leggere? Sdraiato, seduto, in piedi, su un fianco o coricato? Qual è il luogo ideale? In poltrona, in divano, sul letto, nel letto, sulla sedia a sdraio o sulla sedia a dondolo? Quali sono le condizione necessarie per poter iniziare una lettura? Il silenzio, la concentrazione, il relax? In realtà ciò che ci dice Calvino è che non esiste una posizione ideale, ma che ognuno di noi deve trovare la propria, il proprio luogo ideale; ciò che è importante è rilassarsi e raccogliersi per poter leggere senza interruzioni e sprofondare completamente nella lettura.
Dal punto di vista del linguaggio utilizzato in questa parte del brano possiamo individuare 3 campi semantici ben evidenziati: il lessico delle posizioni (in piedi, con le gambe distese, a testa in giù, sdraiato, coricato, seduto etc.) , il lessico riferito al campo semantico del corpo umano (piedi, fianco, gambe, testa, voce etc) ed infine il lessico degli oggetti d’arredamento (poltrona, divano, sedia, letto etc.). Il modo verbale prevalente è senz’ombra di dubbio l’imperativo informale della seconda personale singolare, modo generalmente utilizzato per dare consigli od ordini.
Lo stile è naturale, ironico ed abbastanza colloquiale.
Nella seconda parte del brano, invece, si narra l’acquisto del libro Se una notte d’inverno un viaggiatore da parte del Lettore. L’autore usa una serie di metafore per descrivere il percorso che il Lettore compie nella libreria prima di arrivare all’acquisto della copia del testo in questione. La metafora predominante è quella della guerra e infatti si può notare la presenza di una grande quantità di lessico per l’appunto riconducibile a tale campo semantico (roccaforte, baluardi, assalti, fanteria, sbrarramenti etc.). Una volta in libreria, infatti, prima di poter afferare una copia del testo di Calvino, il Lettore è costretto a passare davanti a una serie di testi che in qualche modo lo distraggono, richiamando la sua attenzione. Calvino presenta qui una classificazione dei libri molto originale, lontana dalla classica classificazione di tipo argomentale (libri di storia, matematica, letteratura, scienze etc.). Esistono infatti per Calvino il gruppo dei Libri Che Non Hai Letto, il gruppo dei Libri Che Puoi Fare a Meno Di Leggere, il gruppo dei Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, il gruppo dei Libri Già Letti Senza nemmeno Bisogno D’Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D’Essere Stato Scritto, il gruppo dei Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli, il gruppo dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D’Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero, etc.etc.
Lo stile è scorrevole, ironico e divertente.


sabato 19 settembre 2009

BAC 2009-2010. Classi TES1, TES3 e TES4. Prof.ssa C. Citarella.
Informazioni sui testi e gli autori da presentare al BAC.