lunedì 12 ottobre 2009

Dante Alighieri a fumetti

Canto VII dell'inferno. Versione a fumetti della Divina Commedia di Marcello Toninelli.

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APPUNTI SUL BRANO

La Divina Commedia è un poema di Dante Alighieri composto nel 1300, scritto in terzine di versi, in lingua volgare toscana. È una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale e una delle più grandi opere della letteratura universale, conosciuta e studiata in tutto il mondo. Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali è composta da 33 canti. Ogni canto va da 115 a 160 versi, quindi l’intera opera conta più di 14.000 versi (è più lunga di opere quali l’Eneide di Virgilio e l’Odissea di Omero). Il poeta narra di un viaggio attraverso i tre regni ultraterreni, accompagnato nei primi due dal grande poeta Virgilio e nell’ultimo da Beatrice, la donna amata da Dante e morta molto giovane. L’italiano di Dante è complesso, ma la difficoltà della lettura della Divina Commedia sta soprattutto nel riferimento continuo a fatti e personaggi del Trecento, alla mitlogia, filosofia, letteratura classica, alla Bibbia e alla teologia cristiana.
L’Inferno è la prima delle tre cantiche, le successive sono il Purgatorio e il Paradiso. L’ordinamento delle pena nell’Inferno prefigura una gerarchia del male basata sull’uso della ragione. I peccatori più "vicini" a Dio e alla luce, posti cioè nei primi più vasti gironi, sono gli incontinenti, quelli cioè che hanno fatto il minor uso della ragione nel peccare. Seguono i violenti, che a loro volta sono stati accecati dalla passione, sebbene a un livello di intelligenza maggiore dei primi. Gli ultimi sono i fraudolenti e i traditori, che hanno invece sapientemente voluto e realizzato il male (vedi gli schemi sull’inferno presentati in classe). Tutti i peccatori hanno una caratteristica comune: percepiscono la lontananza da Dio come la pena maggiore.

IL FUMETTO
Il fumetto analizzato in classe presenta il Canto VII della Divina Commedia, più precisamente l’arrivo di Dante e Virgilio nel quarto cerchio, dove sono puniti gli avari e i prodighi. L’idea di presentare la Divina Commedia a fumetti è di Marcello Toninelli, che esordisce nel 1969 proprio pubblicando una rivisitazione, in chiave umoristica e moderna, del grande capolavoro dantesco sulla rivista Off Side.
Per un più facile commento, possiamo dividere il testo studiato in due parti: nella prima parte, che corrisponde alle prime due strisce del fumetto, Dante e Virgilio arrivano nel quarto cerchio e si rivolgono a Pluto (demone custode del cerchio e dio della ricchezza) per potervi accedere. Una volta dentro Virgilio presenta a Dante i peccatori di questo cerchio, gli avari e i prodighi, e la loro punizione, secondo il criterio della legge del contrappasso. Infatti gli avari e i prodighi sono costretti a spingere per l’eternità pesanti macigni, il cui peso è direttamente proporzionale alle ricchezze accumulate in vita. I peccatori spingono i macigni fino al momento in cui si scontrano (perché girono in senso opposto) e allora cominciano a insultarsi a vicenda per ricordarsi per sempre il peccato di cui sono stati colpevoli in vita (poi ripartono in senso opposto fino a che non si scontrano nuovamente e così per l’eternità). In queste prime due strisce del fumetto, l’effetto comico è garantito dalla figura di Virgilio (ex. viene picchiato da Pluto quando cerca di entrare nel cerchio).
Nelle ultime due strisce del fumetto i personaggi diventano quattro perché, oltre a Dante e Virgilio, appaiono anche due dannati, un avaro e un prodigo, intenti ad insultarsi dopo essersi scontrati con i loro rispettivi massi. Si tratta della parte più comica del fumetto, non solo per la scelta che l’autore fà degli insulti che i due dannati si scambiano, ma anche per l’idea, molto originale e riuscita, di far sì che Virgilio venga schiacciato tra i macigni.
Per concludere possiamo dire che l’autore del fumetto è rimasto abbastanza fedele al testo originale di partenza, ma ha apportato alcune modifiche necessarie per poter dare un effetto comico ed ironico al brano e per poter adattare i versi al fumetto. Nello specifico, possiamo affermare che condensa l’aspetto comico del testo nella figura di Virgilio (viene picchiato da Pluto e rimane schiacciato dai sassi) e soprattutto nell’uso della lingua. Ritroviamo infatti una serie di espressioni ironiche che mirano volutamente a far rider il lettore (per esempio guarda dove metti i massi, guidatore della domenica, etc. etc.), oltre ad una serie di espressioni moderne (come per esempio avere le mani bucate). Dal punto di vista della lingua, inoltre, possiamo notare anche un particolare e attentissimo uso della punteggiatura, soprattuto delle esclamazioni (tipiche del fumetto) e un diffuso uso delle onomatopee che contribuiscono a rafforzare l’effetto comico in quanto suggeriscono i rumori prodotti dagli avvenimenti (anche le onomatopee sono tipiche del genere del fumetto e normalmente vengono presentate con un carattere diverso da quello dei baloon).
Se teniamo presente che la Divina Commedia è stata scritta in volgare toscano del 1300, ci possiamo rendere conto ancora di più del grande lavoro di rivisitazione e riscrittura operato dal Toninelli.